«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

giovedì 11 dicembre 2008

Il ciclismo del bastian contrario (parte 4)



AVANZANO SENZA PIETA’ LE AVVENTURE LETTERARIE DI QUESTO BLOG, PER QUESTO PERIODO INVERNALE. DOPO GLI SPAVENTOSI SUCCESSI DELLE PUNTATE PRECEDENTI, ECCO UN POST DEDICATO AI MIEI RICORDI CICLISTICI.
IL BOTTIGLIONE E’ PRONTO AL MIO FIANCO. INIZIAMO IL LAVORO DI SVUOTAMENTO…

Arrivando da Sospirolo con direzione San Gregorio nelle Alpi, s’inizia una salita non molto lunga – un paio di chilometri – che sale e porta al paese di Carazzai. Arrivato – se ci arrivo – in cima alla salita, dopo duecento metri o poco meno trova posto una panchina in legno, sul lato sinistro alla strada. Se si arriva da San Gregorio, ovvio che la troverete invece alla vostra destra.
Percorsa quella breve salita, spesso mi siedo su quella panca per guardare il bosco che si fa notare sulla collina appena sopra la strada. Mentre svuoto la borraccia senza fretta e mangio qualcosa – una carbonara magari – penso a 100 cose e ne osservo altre. Osservo i ciclisti che passano ogni tanto e mi viene in mente il periodo in cui pedalavo con poche cose. Penso a quando pedalavo con le scarpe da ginnastica e non con quelle di oggi. Pedaline con gli agganci? Figurarsi!... bici con la moltiplica? Scherziamo? Una moltiplica e 4 rapporti dietro! Ecco cos’era il mio vecchio ciclismo!
Penso agli amici che rincorrevano un pallone, e figurarsi se avevano voglia di pedalare con questo bastian contrario. O alle 1000 volte che attendevo l’amico in difficoltà su una salita, fregandomene se perdevo tempo. Oggi la prima cosa che i ciclisti – o le cicliste che siano – fanno, finita una salita, è di cercare con lo sguardo il contachilometri per farsi dire da quell’aggeggio se sono stati bravi. Sono diventati numeri. Hanno smesso d’essere persone. Che peccato. E ne vedo che anche se hanno appena finito la salita – che è roba di poco – subito a cercare il tempo del cronometro! Che cerchino. Chissà che non ritrovino la giovinezza persa.
Dopo un po’ riparto. Ma so che tornerò a fermarmi, perché seduti con me su quella panca ci sono i miei vecchi compagni di bici; c’è il vecchio Mario, con la sua Colnago con tripla moltiplica che, alla fine degli anni Ottanta, veniva circondato da altri ciclisti incuriositi da quel prodigio della tecnica salva-fatica. Ma per i suoi settant’anni quasi raggiunti, era quasi un obbligo.
C’è Massimo – che è ben presente tutt’oggi, sia chiaro – che pedalava con una bici bianco-azzurra che da corsa non era per niente, ma chi se ne fregava. Si alzava il pantalone della tuta per non annerirla con la catena, e via!
Oppure Mauro, che del ciclismo non gli importava niente, e che oggi passo a trovare dentro un cimitero di paese. Anche lui mi fa compagnia su quella panca che forse a Febbraio tornerò a occupare. Ritroverò gli amici andati in cima alla salita più alta, per fare due parole finché non arriverà il giorno che anche la mia, di panca, sarà pronta. Con la speranza che qualcuno si fermi per potergli fare compagnia, parlandogli di quando pedalavo anch’io sulla strada appena sotto il bosco.
Ma non credo capiterà. Almeno finché continueremo a farci dire dal cronometro di un contachilometri quanto siamo bravi. Se passate di là, per quella panchina sempre deserta – per gli altri – e vedete un ciclista sedutovi pacifico, forse avrete davanti il sottoscritto. Chiedetemi quel che volete, anche un’autografo, ma per favore non parlatemi del ciclismo dei numeri. Quello lo lascio a chi ne ha bisogno. Preferisco guardare il bosco.

Alla prossima.

lunedì 24 novembre 2008

Il ciclismo del bastian contrario (parte 3)



CONTINUANO I FENOMENALI APPUNTAMENTI ETILICO-CULTURAL-SPORTIVI PER IL BLOG DI JUST PASSION. STAVOLTA E’ LA NEVE LA PROTAGONISTA DEL RACCONTO.

Candida come la neve – in verità, è proprio neve! – la bianca signora racconta improvvisa, al ciclista, che è arrivata la fine della stagione. Cara bici mia, mentre mi consolo con l’amico bottiglione vicino, ricordi le calde giornate estive? Oppure quando salivamo verso il cielo e l’aria fresca di fine Aprile (o come direbbe il poeta; “gelida, puttana la miseria!”), ci accarezzava il viso.
Ma oggi, cara neve, tu ci sorprendi. Dove sono i rumori del mondo? Dove li hai nascosti bianca e silente amica? Dov’è la frenesia che riempie le strade ogni giorno? Dov’è quel mondo che corre sempre? E, soprattutto, dove cazzo è la pala per spalarti!!!
Ah!, che poesia sai essere ogni volta bianca amica! Ricordo di quando ti ritrovavo lassù, perché la primavera di quest’anno ormai morente è stata cattivella, e tu mi dicevi; “Ciao, ciao!” nel momento in cui arrivavo sotto le cime, e per farmi le sorprese birichine mi accoglievi con 30 gradi sottozero. Allora ti osservavo e ti rispondevo con tutto il mio amore dicendoti; “Va in mona, temp de merda schifoso!” E giù subito per scendere nel ritorno sfiorando polmoniti ed automobili che salivano, nell’entusiasmo del mio animo che aveva esaurito tutti i sacramenti esistenti e possibili.
Cara bici mia, hai visto che l’amica neve ci ha fatto una bella sorpresa? Tu ora dormi e sogni le belle salite scalate insieme, mentre io inizio il secondo bottiglione visto che il primo l’ho svuotato con Auro, che ora dorme sbronzo sotto il tavolo.
Basta borracce da svuotare; solo bottiglioni (l’amico Mauro sarebbe felice. Ma anche Celio, Carle, Palan, Sepin, Bepo, l’altro Carle, Pine, Cice Mela, ecc. ecc…). Basta sudare su per una montagna, o rinfrescarsi nello scendere. Torneremo a risentire il vento di primavera, a raffiche di 90 chilometri all’ora, scompigliarci i capelli? “E come cazzo fa, se io non ho i capelli e tu hai sempre il casco, coglione!” mi risponderesti tu, cara la mia bici.
W il ciclismo, con la speranza che Davide venga a riprendersi Auro sotto il tavolo.
Al prossimo bottiglione…

sabato 22 novembre 2008

Doping e integratori



ECCO ALCUNE PARTI DI TESTO PROVENIENTI DAL GAZZETTINO DEL 14 NOVEMBRE. SI PARLA DI INTEGRATORI E DI DOPING. NELLA PAGINA ‘CONSIGLI’ DEL SITO, QUALCHE ANNO ADDIETRO, AVEVO MESSO UN TESTO AL RIGUARDO. LE DICHIARAZIONI CHE HO SOTTO RIPORTATE, ARRIVANO INVECE DA UN INCONTRO ORGANIZZATO A BELLUNO – TEATRO GIOVANNI XXIII – CON LA COLLABORAZIONE DELL’UISP; UNIONE ITALIANA SPORT PER TUTTI.

Daniela Rossi – (responsabile del progetto: “Mamma, parliamo di doping”)
“Sono emersi dati inquietanti: ci si dopa dovunque, in qualsiasi campo, anche se si tratta di vincere un premio sotto casa propria.”

Guido Francesco Fumagalli – (ordinario di farmacologia)
“Gli integratori sono il primo passo verso il doping. Per intenderci, quelle bibite che di piacevole hanno solo il colore e che invece vengono pubblicizzate continuamente dai mezzi d’informazione, e ingerite dal 70% di chi pratica sport. Non solo non migliorano le prestazioni, ma danno un falso senso di sicurezza all’atleta e incoraggiano un’alimentazione scorretta. Un normale amatore, per quanto possa correre, non necessità di ulteriori aggiunte di sali minerali: è più che sufficiente qualche bicchiere d’acqua.”

Thomas Zandonai – (ex ciclista, si auto-definisce ex dopato)
“Inizio ad allenarmi con campioni che hanno fatto la storia delle 2 ruote. Usano parole strane come analisi, ematocrito, emoglobina e addirittura il verbo ‘curarsi’: ma come? Non erano neppure malati. I primi dubbi mi sono sorti quando, in gara, venivo regolarmente staccato da gente che in allenamento mangiava la mia polvere. Il giorno prima dei Campionati Italiani (militari N.d.A.) mi imbatto in un bidone pieno di scatole di farmaci e siringhe. Ne prendo una, di nascosto, e leggo l’etichetta: pericolo di morte.”
Quando era dilettante arriva la prima iniezione; “Sono sostanze che contengono ferro e che mi vengono somministrate da medico e DS. Che fai se te lo chiedono? Sei giovane, ci credi.”
“Quando mi hanno proposto il salto di qualità, ovvero l’EPO, mi sono rifiutato e non ho più fatto parte dell’ambiente. Sono stato estromesso. Gli allenamenti non bastavano più.”

Daniele Masala – (2 titoli olimpici nel Pentatlon a Los Angeles ‘84)
“Come si fa a vincere senza doping? Ho la ricetta: scegliersi i genitori giusti e lavorare sulle doti che loro e madre natura ti hanno regalato.”

… e leggere tanto ‘sto blog. aggiungo io, per difendere il ciclismo pane e salame sotto l’azzurro cielo della nostra Madre Patria.
W l’Italia!!!
Alla prossima.

lunedì 3 novembre 2008

Il ciclismo del bastian contrario (parte 1)



PARENTESI POETICO-CICLISTICA, DI META’ OTTOBRE.

“Il cielo è color ceramica”, direbbe l’uomo di Erto. “Che tempo del cazzo!” dico io, mentre salgo in sella. Il sole c’è, ma ormai scalda poco. Il termometro mi dà 10 gradi; non è freddo ma il caldo me lo sogno. Anche se è metà mattina sembra che nei paesi il sonno sia ancora padrone delle attività della gente. Poche persone sbucano da una porta o da un cancello. Una donna è uscita per prendersi mezza bracciata di legna per la stufa.
Le domeniche mattina dei paesi sono tutte così? No, non è la poca voglia di uscire. Sono già tutti in chiesa per salutare e ringraziare il Figlio del Capo. Io pedalo e il corpo inizia a intiepidirsi; era ora. Ecco la prima salita. Mica è dura ma è la prima. Ci fosse Cassani con me, direbbe; “Io nella prima facevo fatica.” Un tratto di strada in aperta campagna, mi regala silenzio assoluto. Due spari dai boschi vicini mi avvertono che i cacciatori sono al lavoro. Si sparassero a un piede!
Esco dalla tranquillità e pedalo sulla Strada Statale; che palle! se penso che ci sono quelli che fanno solo statali. Vadano in malora. Purtroppo le montagne non posso farle adesso. A salire nessun problema. Ma quando stò in cima e scendo, una polmonite chi me la risparmia? Caro Brocon, fino ad Aprile mica possiamo rivederci. Ci fosse Cassani con me, direbbe; “Io sul Brocon facevo fatica.”
Finalmente, dopo un bel pezzo, esco dalla strada. Fanculo al traffico. Ecco una salita. Pian piano, salgo. Il mio rosario penzola dal manubrio come sempre. Il mio amico fatica non ne fa. Lui sta aggrappato e sono io che pedalo! Davanti a me, molto avanti, un ciclista sale. Arrivato in cima è ora di pranzo. Mi fermo nella solita panchina. Mangiucchio qualcosa e ogni tanto passano ciclisti che avevano scelto di salire anche loro. Ma tirano dritti. Fermarsi a una panchina a guardare il bosco di sopra? Che cazzata! Devono allenarsi. Sono dei campioni. La passione è fatta di numeri, mica di emozioni. Cosa vuoi che si fermino per guardare i 100 colori del bosco d’Ottobre.
Riparto dopo una decina di minuti. Il sole scalda. Sembrava cosa impossibile due ore prima. Buono per farsene altre due pedalando. Devo trovare una fontana. Anche se è pieno autunno sono ‘a secco’. Cassani mi direbbe; “Quando ero a secco, io facevo fatica.” Mi soggiunge il ricordo di quel ciclista che era partito senza borraccia. Gli offrii un paio di sorsi di una delle mie. Me la svuotò mezza. I campioni non hanno bisogno di bere tanto. E poi, due borracce pesano.
Che bel sole che c’è adesso. Ma ormai l’astro è in fase calante. Con il cambio d’orario il sole si abbassa presto passato mezzodì. Ecco un cartello; “Feltre” le gambe mi dicono; “Se vuoi tira dritto!” e lo faccio. Cassani mi direbbe; “Io a tirar dritto facevo fatica.” Mi fermo a un cimitero per un saluto a un’amico, prima che arrivi il penoso periodo di quei parenti che da bravi portano i fiori ai loro defunti, per poi fregarsene per il resto del tempo. Perché per andare dai nostri morti dobbiamo aspettare che sia il calendario a dircelo, mica l’animo. E allora fiori a raffica per sentirci alleggeriti del menefreghismo durato un’anno.
Torno a casa e incrocio ciclisti che forse partono. È ormai pomeriggio. Rientro a casa. Mia madre mi dice la solita frase; “Come mai setu già qua? (Come mai sei già di ritorno?)” abituata a vedermi partire e senza la minima idea di quando torno. Faccio l’odioso streching per i soliti, insopportabili, 10 minuti. Una penna per scrivere nel quaderno il mio giro; data, paesi o città attraversate, chilometri. Salgo le scale per la doccia. Ci fosse Cassani mi direbbe; “Io a far le scale faccio fatica.”
Buon ciclismo a tutti ma la prossima volta, Cassani lo lascio a casa.

mercoledì 22 ottobre 2008

Doping (Parte 3)



CERA, l'Epo di terza generazione
I segreti del doping ritardato.

Efficace più a lungo, può bastarne una sola dose al mese

I nuovi "attivatori continui dei recettori dell'eritropoietina"
Nati per combattere l'anemia, usati per prolungare gli sforzi

PARIGI - E' il doping del momento, perfetto per uno sport che prevede lunghi e duraturi sforzi come il ciclismo. Riccardo Riccò è solo l'ultimo dei professionisti fermati per l'uso di questa sostanza.
I CERA, la cui sigla sta per "attivatori continui dei recettori dell'eritropoiesi", sono nati tuttavia per uno scopo molto diverso, ovvero combattere l'anemia renale. Approvati dall'Agenzia europea dei farmaci alla fine del 2007, i prodotti che lo contengono non sono ancora commercializzati in Italia, ma nel circuito sportivo sono già largamente diffusi.
Questi nuovi farmaci sono basati sugli agenti che stimolano l'eritropoietina, una proteina-ormone prodotta dai reni che stimola la produzione di nuovi globuli rossi nel midollo osseo. L'utilizzo di agenti stimolanti dell'eritropoietina, non è però una novità. In campo farmaceutico questi agenti sono in uso da circa 20 anni, ma i CERA ne sono una ulteriore evoluzione.
Alla base del successo dei CERA c'è la loro efficacia prolungata sull'organismo, nettamente superiore alla semplice eritropoietina. Nei fatti, ne imitano il funzionamento. Essi possiedono inoltre una lunga "emività" che consente a chi ne fa uso di assumerli in poche occasioni, anche una sola volta al mese, continuando tuttavia a godere dei loro effetti.

Il breve viaggio nelle porcherie del doping è finito.

giovedì 16 ottobre 2008

Doping (Parte 2)




COSA PUO’ PROVOCARE L’EPO?

Iniziamo da quello relativamente meno importante. L'aumento da eritropoietina della concentrazione dei globuli rossi nel sangue circolante si contrappone all'adattamento che l'allenamento provoca nell'atleta e che consiste in una "emodiluizione" ossia in un relativo aumento della parte liquida del sangue (plasma) nei confronti di quella corpuscolata (globuli rossi). In realtà in molti atleti si dovrebbe verificare se l'ematocrito basso sia un effetto dell'emodiluizione o di un relativamente basso numero di globuli rossi (come spesso avviene).
Passando a danni più gravi, alcuni dei quali irreversibili, http://www.sportpro.it/doping/ricerche/DanniEPO.htm ci avverte che i pericoli sono:

1) Tendenza alla trombofilia, indipendente dal valore di ematocrito (inibizione dei fattori della coagulazione del sangue, per esempio la proteina S). Anche con ematocrito basso si potrebbero verificare dei trombi.

2) Tendenza alla trombofilia, dipendente dal valore dell'ematocrito. Questo punto è ovvio e riconosciuto da tutti; aumentando l'emoconcentrazione, è ovvio che possono formarsi trombi.

3) Potenziale incremento delle resistenze vascolari nelle zone profonde del cervello, con possibile invecchiamento precoce delle strutture.

4) Ipertensione, con conseguente sclerosi vascolare (nei diversi distretti ed organi corporei, come fegato, reni e polmoni), accresciuto rischio di infarto e encefalopatia ipertensiva

5) Convulsioni

6) Leucoencefalopatia (modificazioni della sostanza bianca cerebrale)

Contenti? Mica è finita. Nella prossima ‘puntata’; la C.E.R.A.

martedì 29 luglio 2008

Il 'pasticcio' Bastianelli


DIETRO AL ‘PASTICCIO’ SPORTIVO, TROVA SPAZIO ANCHE UN RISVOLTO EXTRA-CICLISTICO UGUALMENTE SERIO.

“Mia figlia ha preso solo un farmaco per perdere peso, il Benfluorex, d’accordo con il medico: aveva controllato che non fosse dopante, era a base di ananas.” (dal Gazzettino di Martedì 29 Luglio)
Lasciamo da parte la fesseria – o leggerezza, a quanto pare – sportiva, che ha imbrigliato la Campionessa del Mondo. Possibile che un’atleta che pratica uno sport come il ciclismo (che è uno degli sport più faticosi al mondo) debba anche andare in cerca di prodotti, che siano porcherie o acqua e zucchero, per avere un controllo sul peso? Non è che siamo davanti ad un caso di pericolosa fissazione sul peso? Di quelle che col tempo hanno rovinato la salute, per spiegarci.
La Bastianelli, se vi è capitato di vederla, sembra più leggera della sua bici da tanto è magra. E questa ragazza vuole controllare il peso? Tesoro caro, invece di pedalare per 100 chilometri, ne fai 10 in più; ecco un sistema regolato dal buon senso e non da intrugli. Quando leggo sul Televideo RAI che il Presidente Di Rocco (FCI), racconta di una ragazza che andrebbe solo ad insalate, mi domando se tutto questo guaio non sia stata una fortuna. La Bastianelli peserà 20 chili, bici e borracce piene comprese. Di cosa aveva paura; di mettere su tre etti?
Appurato che la ragazza usa queste cose dietetiche o come cavolo si chiamino, chi le ha dato questa idea? Salta fuori che il suo medico le aveva detto di star tranquilla. Ma dov’è che la ragazza aveva bisogno di controllare il peso? Con degli allenamenti regolari, il peso te lo tieni sempre sotto controllo. E allenandoti per uno sport come il ciclismo, ancora di più. M pare impossibile che il medico non glielo abbia fatto notare. O questa storia del prodotto dietetico è una balla enorme, o siamo davanti a una ciclista che chissà come ragiona. Se a 21 anni d’età ci si tratta in questa maniera, a 25 anni in che condizioni ci si arriva?
Spero che questa idea non sia stata consigliata da colleghe cicliste, perché altrimenti c’è il rischio che arrivino altre sorprese.