«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

giovedì 15 luglio 2010

Giro-Donne 2010; lente d'ingrandimento.


Mara Abbot (USA Nazional Team) con Emma Pooley a ruota (Cervelo Test Team) verso Livigno (8^ frazione).

UN SORRISO GRANDE COSI’ E IL GIRO VESTE I COLORI STARS & STRIPES. CON LA FIRMA DI MARA ABBOTT CALA IL SIPARIO SU UNA GRAN CORSA, CON I SUOI COLORI (MA POCO AZZURRO), I SUOI UMORI E QUALCHE CREPA.
CON UN ARTICOLO DI DIMENSIONI MOSTRUOSE, ANDIAMO DUNQUE; “A RECUPERAR CONCETTI” (Lorenzo Roata, 9^ tappa Livigno – P.so Stelvio)

LIFE IN THE FAST LINE!; La osservi e ti chiedi se pesa di più lei o la sua bicicletta. Poi ti dici; “Beh, se riempio le due borracce, forse stiamo a pari!”, ma quando la strada sale vedi coi fatti cosa voglia dire avere chili in meno da portar con sé. Non che sia un esempio di robustezza fisica che le nostre ragazze debbano prendere come riferimento, anzi. Fatto sta che Mara Abbott ha sfruttato appieno proprio queste qualità, quando la Forcola, prim’ancora il Bernina e il giorno dopo lo Stelvio, le hanno dato la possibilità di portare a casa la corsa più importante del calendario. Due giorni, 162 chilometri in totale per prendersi la classifica, strapazzare quasi tutte le migliori, suonare la carica e vestire in rosa per la vittoria del 21° Giro femminile. La vittoria della Abbott vale un sacco, in virtù della lista partenti che Muggia dava al pubblico all’inizio di luglio. Le migliori c’erano tutte, regine “vecchie” e regine nuove, altre in odor di principessa ma tempo dovranno aspettar ancora, per cavalcare verso il castello delle vittorie. Nel complesso è stata una gran corsa, visto che nei momenti importanti delle giornate di gara, la capitane o le gregarie di lusso erano presenti. Quindi dal punto di vista della qualità in corsa, centro pieno. E allora fermiamoci un momento, riempiamo l’ideale borraccia del ricordo e sediamoci; “A recuperar concetti.”, come Don Lorenzo ci consigliò nella cronaca della 9^ frazione. Mentre un’americana, con un sorriso grande così, vestiva di rosa.
WONDER WOMAN; Ina Yoko Teutemberg è stata la prima regina di questo Giro. Quando si mettono in fila consecutivamente Trieste, Riese Pio X, Biadene (crono individuale!) e Lendinara, ma dove vuoi andarmi ancora figlia d’un papà innamorato di John Lennon? E, più che altro, perché non chiedi in giro dove vorrebbe mandarti Giorgia Bronzini, che per due volte ti è arrivata vicina, ma non abbastanza per levare il grido della gioia suprema? Clima di gran battaglia al Giro (e che caldo, ragazze mie!) tanto che il secondo giorno mi finite per terra con un botto da paura, nel dì della brava Grete Treiler di “patron” Brunello, che s’agita come un ragazzino al suonar della campanella dell’ultima tornata. Ma niente, tu regina della ruote veloci non accetti spettacoli oltre al tuo. E Don Lorenzo non può esimersi dal chiamarti; ”…nostra ideale Wonder Woman!” dopo la vittoria di Lendinara.
L’OLANDESE VOLANTE; sapendo di chi si va a parlare, sbagliato non sarebbe scrivere che Elena Berlato ha vinto la maglia ciclamino (la ventiduenne della Top Girls ha chiuso la generale al 10° posto). Ma la verità racconta che Marianne Vos ha corso un Giro da protagonista, anche se nel finale la sua classifica è andata letteralmente in pezzi, chiudendo al 7° posto conclusivo. La fuoriclasse olandese porta a casa le classifiche di miglior giovane e quella a punti, contornate da due vittorie di giornata sui traguardi di Pettenasco e Gallarate, portando la maglia rosa in due tappe. Era nelle previsioni un calo per lei nelle grandi salite, certo è che pigliare quasi 10 minuti in 2 giorni è stato un vero disastro.


Per Miss Gruppo un Giro in cui si sperava qualcosa di più.

AZZURRO SBIADITO; “Cerco Tatiana tutto l’anno, e all’improvviso eccola qua”. Per metterla sulla canzonetta. Certo è che, a parte poche nostre ragazze, Casa-Italia è stata una melodia con alcune stecche. Partiamo dalle note positive. L’iridata di Marostica ha corso un Giro in prima fila, attaccando quando aveva il terreno per farlo, ed è arrivata a un passo da quella vittoria di tappa che sembra destino non voler farsi mai acchiappare, chiudendo il Giro al 3° posto. Una gran brava Guderzo, che ha chiuso a 3 minuti dalla Abbott, che forse ha un po’ deluso le attese nella fornace a cronometro di Riese, ma che si è fatta valere nelle tappe dove le strade salivano. Nota negativa, quelle che le arrivano davanti cambiano, e la Tati è sempre lì “tra color che son sospese” come direbbe il sommo. Brava la Berlato, a cui si è accennato prima, anche se lei la attendiamo lassù, con le più forti, tra un paio d’anni.
Le altre italiane sono state come mangiare pollo freddo e riso in bianco su di un piatto di plastica. Brava la Giorgia Bronzini, che non ha vinto tappe, ma almeno può vantare due secondi posti dietro alla Wonder Woman teutonica della Columbia. Ci si attendeva di più dalla Baccaille; miss gruppo non è mai arrivata tra le prime tre, nonostante fresca di secondo titolo tricolore in linea. Sarà mica che col maturar di carriera, mi diventa più atleta da corse di un giorno, tenendo conto che le sue firme più importanti le ha messe sull’albo d’oro del Liberazione di quest’anno, e negli ultimi due Campionati Italiani? Ancor meno vista la Cantele, se non nelle immagini che aprivano le sintesi televisive. Nel complesso continua la crisi di risultati del ciclismo italiano nella corsa di casa. Nel 2009 una sola vittoria di tappa (Cantele), 4 piazzamenti a podio e nessuna italiana nelle prime 5 della generale (l’angelo azzurro si classificò al 7° posto). In questo Giro solamente 4 i piazzamenti nei podi di giornata, nessuna vittoria, almeno la Guderzo tiene a galla la barca con il 3° posto finale. Ma se guardiamo le classifiche dei due ultimi Giri femminili, sembra una corsa estera.
LEGIONE STRANIERA; in dieci giorni di corsa, per un’avulsa Claudia Hausler nessun piazzamento con le prime. Guardando la generale sembra autrice di una bella corsa, visto il 4° posto conclusivo. Ma se vediamo la corsa dello scorso anno, l’impressione è che la Hausler quest’anno abbia sofferto la presenza della Pooley in formato “Trentino”, gara dove lo scricciolo inglese era uscito vincitore. La Pooley è andata in “tilt” nella 5^ frazione dove ha faticato a tenere le ruote migliori. È rinata due giorni dopo con l’arrivo a Livigno e si è confermata nella piazza d’onore per l’arrampicata sullo Stelvio. L’impressione è che la ragazza sia arrivata al pieno della forma, due settimane troppo presto. Chi ha fatto un grande Giro è stata la tedesca Judith Arndt, che vanta 2 secondi posti, 4 terzi posti ed il 2° posto finale della classifica. Per continuità è stata forse la migliore, tenendo conto che è stata presente anche in azioni d’attacco. Se una ciclista meritava una vittoria, la trentacinquenne della Columbia era la prima della lista.
Una menzione per Evelin Stevens, americana ventitreenne che corre con l’HTC Columbia è che ha vinto in maniera splendida la Como – Albese con Cassano, per Grete Treier (Michela Fanini) che ha provato il colpo gobbo nell’arrivo da solleone di Riese, e un saluto per Martine Bras, olandese della Gauss RDZ, che nella 6^ tappa è uscita di strada in discesa schiantandosi contro una casa, ma per fortuna niente di serio.
GOD SAVE THE QUEENS; dopo il ritiro delle tre vecchie (vecchie?) regine del gruppo – Luperini, Ziliute e Brandli – lo scorso anno, questo potrebbe essere stato l’ultimo Giro per Edita Pucinskaite. Se così fosse, tanto di cappello all’unica ciclista che attualmente è riuscita a vincere Tour (quando era il Tour), Giro e Mondiale. Comunque, già da due anni a questa parte, ci si accorgeva che era iniziato un normale ricambio generazionale. Speriamo che la Pucinskaite resti nell’ambiente, visto che è una delle poche donne che hanno dimostrato interesse verso la realtà delle bici in rosa, anche con uno sguardo ai problemi e le mancanze che gli girano intorno.
RAI TV E ALTRO…; il caldo africano è stato devastante per la carestia di pubblico a bordo strada. Anche nelle tappe venete, la presenza di pubblico ha patito molto il termometro che puntava in alto. A Biadene di Montebelluna si è corsa la cronometro individuale, e le temperature erano insopportabili. Ragazze stracotte all’arrivo, e nessuno spazio per loro nel dopo tappa. Peccato che 200 metri dopo l’arrivo, un’edificio con parcheggio largo e vuoto poteva essere messo a disposizione delle squadre. Tenendo conto che lo sponsor principale del Giro, aveva il suo nome scritto in bell’evidenza all’esterno di questa struttura, forse bastava poco per evitare che tante ragazze si siano dovute svestire sopra un marciapiedi o, peggio, sedere per terra sul bordo di una stradina laterale. Questa è la corsa numero uno del calendario, ma continua ad esserlo per la qualità delle cicliste che la corrono. Il resto rimane ancora indietro.
La tivù di stato ha fatto un buon lavoro. Avendo Roata al microfono, c’è l’assicurazione che la classe non manca quando il suo microfono è acceso. La voce, ormai storica, del Giro-Donne ha poi sfoggiato – almeno nella due giorni trevigiana – dei sandali alla francescana da urlo. Le sintesi televisive erano essenziali, forse delle interviste fatte alla partenza prima del via ci sarebbero state bene (fino a due stagioni fa le facevano), anche se solitamente ne sono state mostrate sempre alla fine. Una proposta; via Martinello e, se si ritira, un microfono per Edita!




Ok Lorenzo, fatta anche questa!

lunedì 5 luglio 2010

Giro-Donne 2010; servizio speciale 2^e 3^ tappa


Ma andate a vedere che cos'è una ciclista, in un mondo ancora schifosamente maschilista!

IL SOLE CALDO, UNA FATICA DANNATA, LE BELLE CICLISTE, I ROSSI DISCRETI, LA MAGLIA ROSA, I “MI AVETE CHIUSO LA STRADA?... MI FA PASSARE?”, LA TATIANA STRACOTTA DAL CALDO, I SANDALI DI DON LORENZO…;
2^ e 3^ TAPPA DEL GIRO-DONNE 2010, A MODO MIO.

(SCUSATE LA LUNGHEZZA, SE VI STUFATE LO CAPISCO)

Che vuol dire esser una ciclista oggi? Come vorrei chiederlo a ragazze che si danno al ciclismo. Ma non ad una ciclista della domenica. Ma ad una che lo fa per lavoro (perché questo è il ciclismo). Quante storie potremmo tirar fuori dal racconto con una di loro? Mi piacerebbe poter avere una ciclista 30 minuti tutta per me (e non pensate male, almeno stavolta)
SACILE – RIESE PIO X, SABATO 3 LUGLIO;
Riese Pio X mi riaccoglie dopo poco più d’una settimana. Stesso parcheggio, stesso posto per l’arrivo della corsa. Stesso caldo?; macchè! Peggio ancora; un forno a cielo aperto! È la tarda mattina quando faccio un primo giretto per curiosare. Gran lavoro degli uomini di fatica, qualche foto e via a cercare un posto per il pranzo. Ad un incrocio mi fermo perché un signore mi chiede informazioni sul dove può trovare le tappe della corsa. Gli dico dove sta l’arrivo, gli spiego che faranno 3 giri prima della volata, e l’orario previsto per l’arrivo della carovana. Vuoi perché la gente ha fretta o chissà cosa, una signora anziana mi ferma tre passi dopo e mi domanda che corse sono, a che ora passano e se la strada è chiusa. Rispondo per quello che posso e tanti saluti. Giusto? Sbagliato!
Mentre saluto la vecch…l’anziana signora, un’altra donna mi da un leggero e breve colpo di clacson, si ferma vicina con l’auto e chiede (a me!): “Senta, mi fate passare? Avete già chiuso tutto laggiù in fondo?” avevo due possibilità; gli racconto una balla e le dico “vada pure che se passa piano non ci son problemi, casomai chieda ai colleghi (colleghi?) che credo la faranno passare!” o le spiego che non sono dell’organizzazione. Scelgo la prima e W il ciclismo!
Dopo aver chiesto consiglio a due abitanti di Riese, trovo anche il posto per pranzare; senza infamia e senza lode, anche come prezzo, il pranzo va via bene, com’anche il quarto di rosso. Ora mi trovo al dopo pranzo e il sole t’ammazza. Riaccendo il cellulare all’uscita della trattoria, e trovo due messaggi dell’amico Alessandro; è al mare e lì le sgnacchere non mancano. Io sto a Riese, fa un caldo boia e non c’è un’anima. C’è un gatto; è all’ombra di un albero che mi guarda pacifico. Mah!....
Ecco l’approssimarsi della carovana; sono quasi le due e s’alza un lieve brusio d’emozione tra i pochi astanti; mi pare strano visto che la Guderzo non è ancora passata. Resta una sola persona che può in questo; Lorenzo Roata, dall’altra parte della strada appoggiato ad una transenna, parla con due colleghi sudato da far spavento, tracanna in dieci secondi netti una bottiglietta da mezzo litro. Ai piedi eleganti sandali in stile frate francescano. Don Lorenzo sparisce per apparire 20 minuti dopo per le interviste, rimesso a nuovo, cambiato di camicia, aria da boss, occhiali da sole, e con un sigaro toscano che fa più fumo di un motore che scoppia alla seconda di Lesmo. Praticamente non vedi lui, vedi il fumo.
Con il primo passaggio della corsa ci sono più cicliste che spettatori, con il secondo stavamo quasi in pari, con il terzo a pari non ci siamo arrivati e il sole ti spacca. Al primo passaggio Miss Gruppo (Monia Baccaille) ci regala un’istante di poesia con la cerniera abbassata due dita in più delle colleghe.
Al secondo passaggio suona la campana e Brunello Fanini in piena linea d’arrivo s’agita sbracciandosi al passaggio di una sua ragazza in testa; Uè Brunello, guarda che manca ancora un giro! Al terzo con la volata, arriva la Toitemberg che non può alzare le mani sulla linea d’arrivo, tanto è tenace la Bronzini seconda. Proprio la Giorgia, ormai siamo alle premiazioni, vince la sua tappa, regalando i suoi fiori a una persona anziana in carrozzina con cui fa anche una fotografia; maglia rosa!
Passo indietro; ma dove stavano le altre, che dopo il gruppetto delle prime non arrivavano più? Arriva la notizia; caduta rovinosa dopo il triangolo rosso. Arrivano tutte a gruppetti. Se non ci fosse stato l’annullamento automatico dei tempi a tre chilometri dalla fine, la Guderzo avrebbe pigliato quasi un minuto dalla Toitemberg!
Arriva Miss Gruppo che pedala con una gamba sola, l’altra è dolorante. Poi si sente il nome della Gilmore (te pareva?!), e tante altre con ginocchia sanguinanti. Alla sera si vedranno le immagini in tivù; un botto pazzesco, con una decina di ragazze per terra, ed il gruppo spaccato in due. Ultime foto, e l’attesa per il giorno dopo, che viene dato ancora più caldo.

BIADENE DI MONTEBELLUNA, DOMENICA 4 LUGLIO;
Giornata stracalda; arrivati a 4 chilometri da Biadene, per poter parcheggiare nel posto migliore possibile, mi accodo alla Columbia delle varie Cantele, Teutemberg, Arndt che, incrociate ad un bivio, stanno provando squadra al completo il percorso. Metto le 4 frecce, e approfittiamo dell’occasione potendo così fare manovre strappa patente agli incroci, dove ci fan passare fermando il traffico per loro (e per noi attaccati pacifici dietro). Le seguo fino oltre al traguardo, così passiamo dove non si potrebbe e parcheggio con comodità a 200 metri dopo l’arrivo.
Tante, troppe ragazze, non usano il casco nel riscaldamento (Guderzo compresa); il caldo non giustifica la stupidità. Dopo aver passeggiato un po’ per il paese, arriva mezzogiorno e una pizza ci fa compagnia. Intanto la corsa è già iniziata. Aiutate dall’arrivo in leggera pendenza, le ragazze filano come missili. Verso l’una e mezza andiamo ad appostarci dopo l’arrivo per poter fotografare i momenti del riprender fiato per le atlete. Don Lorenzo si fa vedere con gli stessi sandali del giorno prima, la Pucinskaite è una chiacchierona che non la finisce più, altre cicliste stracotte dal caldo cercano l’ombra degli alberi e lì si incontrano in tante perché gli alberi sono pochi. Arrivano le ultime, e poi via verso il podio.
La Guderzo passa il tempo facendo due chiacchiere con uno spettatore, che le aveva detto di passar loro la bottiglia dello spumante dopo la premiazione; “No, no, me la tegno e me la bevo pian, pian…” ditemi se non è stupenda ‘sta ragazza!! Poi tutti a sacramentare perché si devono fare le presentazioni, ma, come il girono prima, la Vos non c’è. Arriva al limite della multa (io gliela farei!), e tutte le migliori delle classifiche sotto il tendone a raccontarsela. La Guderzo è cotta più delle altre, e parla più con il pubblico che con le varie Vos, Teutember, Wild, Arndt (l’inglese serve, Tatiana!) e finalmente foto una dietro l’altra. Ma ormai è tempo di andare.
Prima di tornare verso l’auto ci fermiamo ad un bar. Iniziano ad arrivare i tifosi e i famigliari dell’angelo azzurro, anche loro in cerca di refrigerio. Fuori c’è Marianne Vos sola soletta che aspetta l’ammiraglia nel marciapiede all’esterno. Meno male che arrivano in fretta sennò la raccoglievano con la cannuccia. Tempo due minuti, noi intanto siamo seduti pacifici e roventi ad uno dei tavoli, e chi ti spunta? Ma chi se non LEI col suo bel borsone gigante che entra nel locale. Spiacente Tatiana ma sono troppo cotto per fare due parole. Una foto volante con un ragazzino, e se ne scappa nei servizi per cambiarsi. Quando esce risponde alla richiesta se vuol fermarsi e bere qualcosa di fresco con un chiaro; ”No, par carità…” Dal viso è in fase di scioglimento totale e non vede l’ora di farsi una doccia (o farsene un’altra…).
Quando saliamo in macchina Biadene è rovente e deserta. Prima di immettermi nella strada, incrocio i famigliari dell’iridata e parlo un minuto per chiedere della classifica e della forma della “tosa” marosticense. Ciao Biadene, ciao marca trevigiana, ciao Giro. Ci vedremo nel 2011? Forse no, visto che gli organizzatori vogliono alternare sud e nord, un’anno a me l’altro a te. Ma anche stavolta è stato bello, anche se chi organizza poteva con poco far di più. Ma questa è una vecchia storia, su cui magari si tornerà.