«Non ho mai potuto fare il dirigente sportivo perché nel nostro Paese la competenza nello sport è un elemento di destabilizzazione». Pietro Paolo Mennea.

mercoledì 8 febbraio 2017

Il Giro d'Italia numero 80

Il bergamasco Ivan Gotti vince l’80° Giro d’Italia. Il ciclismo in generale inizierà a dividersi tra entusiasmi sportivi e sospetti fisiologici legati alle prestazioni.
E siamo quasi ai giorni nostri quando lo scalatore di San Pellegrino Terme, Ivan Gotti, vince il Giro del 1997. Dopo decenni in cui la corsa vedeva Vincenzo Torriani come storico patron della gara, al timone del Giro vi era ormai, da alcuni anni, l’avvocato Carmine Castellano. Tra i favoriti di quel Giro vi era lo scalatore italiano Marco Pantani, che a causa di una caduta provocata da un gatto (per altri un cane) che aveva attraversato la strada al passaggio del gruppo dovrà ritirarsi. Il corridore romagnolo vincerà il Giro successivo. Ivan Gotti, passato alla squadra Saeco – che a quel tempo poteva vantare un budget impressionate per l’epoca per una squadra italiana di 8 miliardi di lire – è leader unico. Il Russo Pavel Tonkov – che aveva vinto il Giro l’anno precedente – veste la maglia di leader per 10 giorni. Gotti ‘prende’ la rosa a Cervinia, la difende nei 40 chilometri della cronometro di Cavalese, e a nulla valgono gli attacchi del russo che non riuscirà a riprendersi il simbolo del primato.
Quel Giro partì da Venezia e fu il primo dopo che l’UCI aveva regolarizzato il limite dell’ematocrito al 50%. L’italiano Claudio Chiappucci diventa il primo ciclista, tra quelli di vertice, a dover rinunciare al Giro perché ‘segnava’ un 50,8% al precedente Giro di Romandia. Dopo dei controlli ematici effettuati in Versilia, quattro corridori vengono rispediti a casa. Siamo nel pieno periodo in cui la sostanza EPO arriva quasi ovunque. Talmente tanto che moltissimi professionisti acquistano e imparano ad usare un piccolo apparecchio a batteria chiamato semplicemente “centrifuga”. Questa viene usata per permettere al corridore di potersi auto-controllare sul fronte dell’ematocrito – a meno che non venga beccato con le mai sull’EPO – fino al famoso 50% permesso dai regolamenti. Nessuna epoca del ciclismo sarà condizionata in maniera così pesante per la sua diffusione. Soltanto dal 2000, con i nuovi controlli che arriveranno dalle Olimpiadi di Sidney, in Australia, l’EPO non sparirà ma diventerà ‘sconveniente’ riaprendo la strada alle vecchie emo-trasfusioni.

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